mercoledì 14 novembre 2012

Omaggio a Obi

È impensabile iniziare questo reportage parolistico senza un pensiero per la mia  supporter e coach e regina del mio cuore.
C'è chi la chiama Robin Hood, c'è chi la chiama Pia, c'è chi la chiama mamma, c'è chi la chiama signora, chissà forse qualcuna la chiama anche per il suo nome per esteso, Maria Pia, ma credo siano solo gli impiegati del comune quando va a rinnovare i documenti… Un paio di anni fa lei per me si è ribattezzata Obi e me mi ha chiamato principessa.
Ma non mi ha soltanto chiamato principessa. Mi ha anche trattato protetto e amato come una principessa. Mi ha fatto ridere, mi ha dato coraggio, mi ha dato oltre a una mano anche le sue gambe, il suo tempo, i suoi spazi. Si è perfino tagliata la chioma corta corta per adeguarsi alla principessa, ma non ha perso ne charme né forza, anzi ha preso ulteriore vigore e acquisito fan.
Insieme abbiamo giocato e ci siamo battute per risolvere "Incroci obbligati" e "Parole senza schema", cercando di tener sveglie le menti e di sopire i pensieri.
Insieme abbiamo fatto tutto ma non abbiamo mai fatto una cosa: pianto. Quando io, la principessa ero triste, tu Obi eri ferma, positiva e allegra. Ti ho vista piangere soltanto una volta: quando ci hanno comunicato che la guerra era finita.
E ora, Obi, scusami, ma nonostante "Starwords" non trovo le parole per dire qualcosa di più di grazie e continuare a chiamarti Obi.

Passeggiando con Baldo



Baldo è il mio cagnolino. Ed è quello nella foto. Lo scambiano tutti per un cucciolo, in più è proprio carino, è molto socievole e allegro, perciò, quando sono fuori con lui tutti mi fermano e io vedo e sento un sacco di persone e di storie.
Baldo è il mio quinto cane, dunque è una vita che vado a spasso con cani e ormai so bene quanto un cane, di qualsiasi modello esso sia, faciliti gli approcci, i racconti, le confidenze.
In 40 anni di passeggiate di incontri ne ho fatti a iosa. Alcuni particolarissimi, incredibili e utili, altri, purtroppo, anche fastidiosi e invasivi. Tirando le somme però posso dire che la mia vita non sarebbe la stessa se non passeggiassi almeno tre volte al giorno con il mio cane del momento.
Baldo per questo tipo di esperienza "comunicativa" ha indubbiamente una marcia in più. Lui è un rubacuori o un rubasorrisi. Cioè: è impossibile uscire con Baldo e tornare a casa senza aver scambiato almeno due parole con un umano.
I suoi estimatori non appartengono a una categoria specifica. Piace ai bambini perché è bianco e piccolino, piace agli anziani perché fa tenerezza, piace agli adulti perché è davvero "carino", piace ai ragazzi. E sono proprio loro che mi stupiscono di più quando li vedo inginocchiarsi per incontrare lo sguardo struggente del "nano bianco" o si distraggono dalla loro attività del momento – bacio,  tiro di canna, sorsata di birra, lettura fuggevole di un libro di scuola, telefonata, messaggiata, facebookata, ipodata per esclamare "Che carino, guarda questo cagnolino, ma che bellino!" È l'inizio del festival dell'"INO": i toni si abbassano, le voci si addolciscono, le ragazze addirittura gorgheggiano… e io, io mi meraviglio dell'effetto Baldo su questi giovani di città di oggi, che mi paiono così vecchi uguali e superficiali da un lato, così soli e disincantati dall'altro…
Mah! Comunque sia, il mio cuore li fotografa e sorride perché intuisco il loro bisogno di dolcezza, di tenerezza e spensieratezza, tutte qualità che il nanetto possiede e risveglia in chi lo incrocia.

Un giorno per l'appunto ero ai giardini. Era fine estate, ora pranzo. Non un'anima in giro, se non una banda di teppisti che, avendo scavalcato il recinto di un gettonatissimo "salterello" (tappeto elastico pro piroette), stava esibendosi in numeri circensi con tanto di scarpe enormi e lerce sui tappeti dove, qualche ora dopo, avrebbero spalmato la faccia orde di bambini entusiasti di provare a volare ribaltandosi. Baldo si avvicina al salterello. Loro si fermano per guardarlo poi vedono me al seguito e sputano. Io, che non mi faccio mai gli affari miei per un sacco di personalissimi e giustificati buoni motivi, guardo loro e, senza pensare alle varie e possibili conseguenze, dico ignorando lo sputo, che mi innervosisce sopra ogni dire: "Raga, almeno toglietevi le scarpe che poi arrivano i bambini (il regolamento obbliga a levarsi le scarpe)!". Baldo stranamente si gira e scodinzolando li osserva con il capo piegato di lato. Io penso: "Ora uno esce mi mena e rapisce Baldo". Invece, il capoccia, il più grosso e forse più vecchio, ordina ai suoi compari STRABILIATI: "Ragazzi, la signora con il cagnolino ha ragione, togliamoci le scarpe", poi si gira verso di me e mi dice "Va bene così?". Io che tra un po' svengo, sorrido davvero e rispondo "Perfetto.". Anche Baldo è contento e riprende, naso a terra, a leggere tutti i messaggi che i suoi simili gli hanno lasciato sul prato.